Sono da tempo una food journalist (dicono suoni meglio di giornalista enogastronomica). Il mio approccio al mondo della tavola inizia all’università, complice una tesi sul Galateo di Giovanni della Casa e tanti articoli sulle parole del cibo scritti per l’Enciclopedia Treccani. Accademica, penserete.
Sì, ma fino a un certo punto, perché poi ho fatto tanta esperienza sulle colonne del quotidiano Paese Sera, al Gambero Rosso, nelle redazioni di Cucina&Vini, Horeca ed Excellence Magazine, quindi come caporedattore di Gusto Magazine, direttore di Torte e autrice di alcuni libri di settore.
Nella mia professione, naturalmente, ha contato molto il fatto che adoro mangiare e bere bene: infatti, racconto tutto quel che assaggio anche ai tedeschi (sulla rivista Buongiorno Italia, un bel giornale che va ai ristoratori italiani in Germania). Diciamo poi che me la cavo abbastanza bene con i formaggi (sono assaggiatore Onaf) e in cucina (almeno a detta di parenti e amici).
Perché vi ho raccontato tutto questo? Soltanto per farvi capire che mi piace affrontare la tavola DiCoppa&DiColtello, un’espressione antica usata da Luigi Pulci in certe rime poetico-conviviali per lodare il servizio offerto. L’ho fatta mia visto che da sempre scrivo con dedizione di cibo e di vino, brandendo la penna con passione come fosse un moschetto. Schierata sempre dalla parte della qualità.