A PROVA DI… MIELE 

Per millenni ha rappresentato l’unico alimento zuccherino concentrato disponibile, tanto che le sue tracce si rinvengono già nell’antico Egitto, dove era assai apprezzato. Forse derivato dall’ittita melit, con la parola miele si indica da sempre un importante alimento umano, impiegato oltre che in cucina anche nella cura di vari disturbi e nella produzione di unguenti benefici. Sin dalla più remota antichità, peraltro, è stato usato come ingredienti di pietanze dolci e salate, versatilità che ne ha fatto e ne fa ancora un prezioso alleato nella creazione di svariati sapori. Come dimostra anche A prova di…Miele, un bel libro fresco di stampa (Trenta Editore, € 18,00), 136 pagine con icastiche immagini corredate dai testi di Marco Magri, appassionato cultore della materia, nonché esperto di analisi sensoriale del miele iscritto all’Albo Nazionale, e dalle 44 ricette di Tiziana Colombo, imprenditrice, autrice e food specialist.

Sono preparazioni dolci e salate – come l’Insalata di Gamberoni, pompelmo e miele, gli Spiedini di Anatra al miele, il Gelato al miele o la Torta Alverare, di cui vi diamo la ricetta –  delizie che ingolosiscono e invitano all’assaggio al solo vederle. Si tratta di un volumetto, realizzato con la collaborazione di AMI (Ambasciatori dei Mieli) che dà conto del mondo delle api e della loro preziosa produzione (in Italia esistono ben 60 mieli monoflora), ma anche dei mieli di nettare e di melata, dei prodotti dell’alveare e di altri a base di miele; informazioni che rendono il nostro Paese tra i più interessanti dal punto di vista della produzione dell’oro dolce. Un universo scandagliato e studiato dal 1999 da persone iscritte all’’Albo Nazionale degli Esperti di analisi sensoriale del miele: uomini e donne formati e allenati a descrivere, riconoscere e giudicare i mieli

Clara Ippolito

https://trentaeditore.it

Credits Marco Mayer e Tiziana Colombo

                                                          TORTA ALVEARE

Ingredienti per 1 stampo da 22-24 cm

Per la base
70 g di biscotti secchi
40 g di burro chiarificato 

Per la farcitura
1 albume
25 ml di acqua
35 g di zucchero
25 g di miele di carota
150 g di formaggio cremoso
5 g di gelatina in fogli
5 ml di succo di limone
300 g di panna montata fresca
colorante alimentare giallo 

DAL COLORE AMBRATO, TENDENTE ALL’ARANCIONE, IL MIELE DI CAROTA HA UN ODORE CHE RICORDA QUELLO DELLA MANDORLA, DEL COCCO, DELLA CREMA SOLARE, E UN SAPORE LATTICO SALATO, CHE A VOLTE SI EVOLVE IN NOTE DI SEDANO.

Preparazione
Fate sciogliere il burro a microonde o in un pentolino a fiamma molto bassa. Intanto sbriciolate i biscotti. Ora uniteli al burro, poi mescolate per ottenere un composto irregolare e sabbioso. Versatelo in una teglia, compattandolo e livellandolo con il dorso di un cucchiaio. Poi lasciate riposare la base così ottenuta in frigo per 30 minuti. A parte versate in una ciotola l’albume, l’acqua, lo zucchero, il succo di limone e il miele. Mettete la ciotola su una pentola piena d’acqua e accendete a fiamma bassa in modo da riscaldare gli ingredienti a bagnomaria. Infine, mescolate per bene il tutto. Aggiungete alla ciotola la gelatina precedentemente reidratata e il formaggio cremoso. Ora lasciate raffreddare il contenuto della ciotola fino ad arrivare alla temperatura di 25 ̊C: otterrete così una crema abbastanza densa. Poi aggiungete la panna montata. Versate quasi tutta la crema sulla base di biscotti e burro, compattandola e livellandola per bene. Infine, fate riposare in frigo per 30 minuti. Ora unite la crema rimanente con il colorante alimentare giallo e spalmatela sulla crema bianca. Imprimete sulla superficie il pluriball (senza andare troppo a fondo) in modo da disegnare un motivo ad alveare. Infine, lasciate riposare la torta in freezer per 2 ore. Trascorso questo lasso di tempo, rimuovete il pluriball e lo stampo a cerniera. Poi versate il miele sulla torta, facendolo colare lungo i lati, e servite. 

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Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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