IL VERMENTINO DI ANTONELLA CORDA, DUE SFUMATURE DI SARDEGNA

Le due annate di Vermentino di Antonella Corda, sono due sfumature di Sardegna: sono la 2017 e la 2018, una coppia di vini diverse espressioni di un vitigno che raccontano le peculiarità che la natura è in grado di donargli di anno in anno. L’ideale per allietare la tavola del 2020. “Sono due nettari molto diversi, che insieme disegnano un ritratto della nostra meravigliosa terra”, spiega Antonella Corda, fondatrice della cantina.

La cantina di Antonella Corda
La cantina di Antonella Corda

“Nel 2017 abbiamo avuto un’estate calda, che ha regalato uve di grande qualità e, di conseguenza, un vino molto intenso dai sentori di macchia mediterranea; il 2018 è stato, invece, un anno più fresco e piovoso”, continua la viticultrice, “con un’escursione termica che ha permesso di esaltare al meglio la sapidità e le note floreali del vitigno“.
Si tratta in ogni caso di uve provenienti dal vigneto Mitza Manna, situato a circa 170 metri sul livello del mare, caratterizzato da un terreno molto profondo con presenza di marne arenarie e calcaree. Così come gli altri vigneti dell’azienda isolana, è in conversione biologica ed è gestito in modo da ottenere l’equilibrio vegeto-produttivo ottimale per poter esaltare le caratteristiche del vitigno oltre che del terroir.
Le uve provenienti dalle diverse aree del vigneto sono raccolte e vinificate separatamente, mentre in cantina il lavoro prosegue con macerazioni pellicolari a freddo prima dell’assemblaggio del mosto.

I vigneti della cantina Antonella Corda
I vigneti della cantina Antonella Corda

Il Vermentino di Sardegna DOC 2017 e 2018 di Antonella Corda ha ottenuto il riconoscimento di Cantina Emergente nella guida Vini d’Italia 2019 del Gambero Rosso ed è in vendita nelle migliori enoteche (a 33,50 €).

Clara Ippolito

www.antonellacorda.it

Credits: Studio Cru

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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