
Può un vino essere lirico? Ebbene sì, specie se nel bicchiere ci si ritrova un Immenso Irpinia Aglianico Doc 2012, etichetta che rievoca degnamente i celebri versi di Ungaretti, illuminando il palato, e un Sogno Taurasi Docg 2011, che regala un onirico viaggio nel mondo di Bacco.
Entrambi frutto di una terra enologicamente benedetta come l’Irpinia, sono l’espressione della dedizione e della verace passione dei fratelli Follo, Domenico e Giovanni, figli di un angolo di Campania incastonato in quel di Castelvetere sul Calore. Gente schiva, di poche parole ma di cuore, uomini che si commuovono con me quando assaggio i loro vini: li ho appena conosciuti, ma mi sembra siano in qualche modo dei miei familiari.
Basta qualche sorso, uno scambio di impressioni e scatta subito quella corrispondenza di emozioni enoiche, momenti che si vivono una tantum; complice anche la conterraneità, scopro che nelle nostre simili origini scorre il vigore dell’Aglianico e poi che la cantina è giovane ma allo stesso tempo antica, perché gode del privilegio di una sapienza agricola: quella di papà Follo, che di vigne e vendemmie ne ha viste davvero tante nella sua vita.
Per ora in cantina ci sono poche bottiglie, qualche migliaio, nettari limited edition, due versioni di un unico grande vitigno in purezza, l’Aglianico. Sono vini che capire non può chi non li prova, fatti entrambi con uve provenienti da vigneti ultratrentennali, non senza il contributo di qualche filare più baldanzosamente giovane; grappoli raccolti a mano e vendemmiati tardivamente, verso novembre, vinificati e poi fermentati in acciaio. Progenitori di due nettari che passano del tempo in botti di rovere da 225 litri, per poi soggiornare in quelle più grandi di castagno nostrano (da 500), dove l’Immenso rimane almeno 12 mesi, mentre il Sogno si trattiene per un paio d’anni. Una signora formazione che si conclude in bottiglia, dove affinano per 90 giorni.
Perciò, alla fine, una volta nel bicchiere, i due parlano forte e chiaro: perché non sono vini che sussurrano, ma che dettano altisonanti rime del gusto, specie se rispettivamente sposati, per esempio, con un Piave Vecchio Riserva e con degli involtini di cinghiale alla contadina.

Di un bel rosso profondo all’Immenso – che evoca odori di viole, prugna e spezie forti, regalando calore e vigorìa in bocca – fa eco il Sogno, orgoglioso del suo rubino splendente, generoso di profumate amarene e frutti di bosco, setosamente avvolgente in bocca.
Due cavalli di razza, insomma, puri e saettanti, che lasciano un’indimenticabile traccia di sé grazie al loro linguaggio pregno di territorio e carattere; in entrambi i casi ricordatevi, però, di stapparli almeno un’ora prima di servirli (a 18°), e di ascoltarci su un po’ di buona musica. Start a fire di Ryan Star, secondo me, è perfetto.
Clara Ippolito
Credits: Archivio Cantina F.lli Follo, Clara Ippolito