FRATTA MACULAN, OTTO ANNATE DA RICORDARE

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Quarantesima Vendemmia Maculan 2013

Metti una sera a cena all’Enoteca Achilli al Parlamento di Roma con Fausto Maculan, la figlia Angela e otto annate del suo Fratta. L’occasione è una verticale a numero chiuso che parte dal 2015 per arrivare al 1979: un vero privilegio. Sì, certo, so lui chi è, un produttore veneto di lungo corso arrivato alla sua quarantesima vendemmia, celebrata con XL (si legga 40 a numero romano ma anche extralarge, perché è una magnum prodotta in edizione limitata), che pure ha portato da far assaggiare. Una chicca, frutto di Cabernet Sauvignon 100% e dell’annata 2013; un Breganze Doc, quasi 14 gradi di alcol, etichetta d’autore (di Pino Guzzonato fatta con carta ottenuta dai raspi dell’uva usata). Il suo rubino profondo trascina lo sguardo, preludendo ai profumi di frutti rossi (di bosco e non solo), di spezie e cioccolato, con note che abbracciano morbidamente il palato.

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Fausto Maculan racconta il vino all’Enoteca Achilli al Parlamento

Poi inizia l’assaggio del doppio poker d’assi: prima le annate più recenti di Fratta, quelle in cui accanto al Cabernet Sauvignon è subentrato il Merlot (dal ’97 in su), poi quelle più datate, in cui invece il compagno era il Cabernet Franc. Due vitigni diversi, per due stili diversi.

E, intanto, Fausto racconta. Perché è un affabulatore nato che porta con sé indietro nel tempo, agli anni in cui prende in mano l’azienda, ai tempi in cui il vino era solo rosso o bianco e c’erano solo i fiaschi e le damigiane. Ricorda con un entusiasmo contagioso il suo stupore di fronte ai già grandi del vino, rammenta la sua incontenibile voglia di imparare a far bene anche lui; snocciola la memoria dei suoi viaggi a Bordeaux e in ogni, importante altrove enologico, dice dei suoi acquisti, notevoli spese da collezionista, come per esempio quelle profuse per una Magnum Petrus 1961, custodita come una reliquia nella sua cantina.

E il produttore di Breganze continua instancabile, zigzagando tra passato e presente, infarcendo la narrazione con gli aneddoti di una vita passata tra vigne, assaggi e acquisizioni di terreni vocati; così scorrono le parole, mentre le varie annate dicono la loro nei bicchieri.
Quali ho amato di più? Il 2003 e il 1998, vini figli del second style, due Fratta in cui è presente il Merlot: nuance rosse intense, bouquet evoluto di viole appassite e frutta secca, con un che di cuoio, bello maturo in bocca il primo, riccamente violaceo allo sguardo, florealissimo (rosa e pansé), con ricordi di prugna matura appaiati a dei tannini superlativi il secondo.

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Il Fratta 1982

A far loro eco altre due annate, espressione del first style, cioè del primo matrimonio fra Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc: il 1993, di un rosso ancestrale alla vista, mi ha inondato il naso di fiori dolci, mentre al gusto ha rimandato alle prugne candite e alle more mature, accarezzando i sensi con dei tannini raffinati. Il 1982, invece, mi ha incantata con il suo rosso antico, gli odori balsamici e speziati, un portento in bocca; corpo erculeo, nonostante la veneranda età, un fuoriclasse che mi ha rubato il cuore.

Info www.maculan.net

Clara Ippolito

Credits Archivio Azienda Maculan

 

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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