
Il gelato italiano è celebre in tutto il mondo. Per questo si perfezionano sempre più le tecniche per farlo e si studiano a fondo gli ingredienti, le ricette e le sue caratteristiche organolettiche. Perché solo così si può assicurare a questo goloso simbolo del Made in Italy, un futuro più sano, buono e sostenibile: che è poi la missione che si sono dati i grandi maestri gelatieri della Penisola. Infatti, se è vero com’è vero che molto si è fatto in questo settore, è altrettanto sacrosanto che la strada è ancora lunga, visto che i veri gelatieri non sono più disposti a compromessi. In mancanza di una legislazione chiara e netta sulla dicitura ‘artigianale’ hanno deciso non a caso di dare l’esempio personalmente, creando un gelato senza se e senza ma, in linea con i tempi e le esigenze salutistiche sempre più pressanti, scegliendo una filiera più che trasparente. Il che tradotto significa diversificare il prodotto e dimostrare che anche in tema di zuccheri e grassi si può far tanto. Basta studiare e provare molto.
A dare l’esempio i maestri che svettano nelle classifica di Gelaterie d’Italia del Gambero Rosso 2018, una guida (pp. 240, 8,90 €) dai numeri ancora contenuti (4 nuovi Tre Coni per un totale di 40) rispetto allo sterminato numero di gelaterie presenti nel nostro Paese, golosi esercizi in crescita esponenziale.
Ma, ecco qualche cifra. La regione che registra il più alto risultato di Tre Coni è l’Emilia Romagna con 7 insegne, seguita dalle 6 del Piemonte e Lombardia, da Toscana e Lazio con 5, Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia e Campania con 2, Marche, Basilicata e Sardegna con 1.
Quanto ai premi quello per Il miglior gelato al cioccolato è andato a Il Gelatiere Stefano Dassie di Treviso; la Gelatiera emergente è risultata, invece, quella di Nicolò Arietti di Gelati d’Antan (Torino), mentre il riconoscimento per il Miglior gelato gastronomico è stato assegnato ad Andrea Bandiera della Cremeria Scirocco di Bologna. Premio sostenibilità a Stefano Roccamo di Stefino di Bologna.
Clara Ippolito