FINIMONDO, UN DRINK PER LINA WERTMÜLLER

Il bar manager Vincenzo Tropea
Il bar manager Vincenzo Tropea

Le hanno appena assegnato l’Oscar alla carriera, un riconoscimento più che mai meritato per Lina Wertmüller, cineasta romana che a Los Angeles, ai Governors Award dell’Academy, ha ricevuto la celebre statuetta. Proprio alla novantunenne regista è stato dedicato anche un drink ispirato al suo film Io speriamo che me la cavo (1992).
Opera di Vincenzo Tropeabar manager al ristorante Pierluigi di Roma e supervisor allo Charade Bar dell’Hotel de Ricci – si rifà a uno dei baby teppistelli, alunno del maestro elementare interpretato da Paolo Villaggio, che dal ragazzino impara l’arte di arrangiarsi. Il cocktail si chiama Finimondo ed è un omaggio a un tema scritto dal bambino su un’improbabile catastrofe mondiale.
Capace di conciliare il potere dei sogni e della speranza, la ricetta rimanda all’idea fanciullesca di meraviglia, ma allo stesso tempo all’insegnamento che la vita regala quotidianamente, sempre in bilico tra il dolce e l’amaro, come negli ingredienti di questa fantastica bevanda.

Il drink Finimondo
Il drink Finimondo

Ingredienti

  • 40 ml cognac Hine
  • 20 ml Vermouth Oscar.697
  • 20 ml Amaro Formidabile
  • Assenzio Versinthe per aromatizzare il bicchiere
  • Peel di limone per guarnire

Preparazione

Con la tecnica dello Stir&Strain (la tecnica di miscelazione per la preparazione di drink delicati), utilizzate un mixing glass precedentemente raffreddato e, a parte, una coppa Vinea colma di ghiaccio tritato sulla quale verserete dell’assenzio Versinthe per aromatizzarlo. Ponete nel mixing glass il cognac Hine, il Vermouth Oscar.697 e l’Amaro Formidabile, quindi riempite di ghiaccio fino a colmare e mescolate per qualche secondo con un barspoon. Svuotate la coppa Vinea aromatizzata e versare il contenuto miscelato con uno strainer. Guarnite con olio essenziale di limone e la sua scorza.

Clara Ippolito – Vincenzo Tropea

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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