Della storia di questa casa vinicola che prende il nome da un toponimo (un casale e un colle situati in prossimità della Tunella, a Premariacco, in provincia di Udine) ho scritto molte volte; della passione, della tenacia e della sapienza vinicola di Marco e Massimo Zorzettig con la loro mamma Gabriella anche.
Perciò, stavolta vado dritta al racconto del Colbajè Pinot Grigio Ramato 2018, uno dei tre bianchi cru aziendali, espressione di un territorio che, grazie alla ponca (marne e arenarie di origine eocenica), possiede il genius loci per la produzione di vini bianchi eccellenti ed eleganti. Un’attitudine riflessa nei 70 ettari di proprietà, tutti coltivati a vigneto in zona DOC, il 70% dei quali dedicati ai bianchi e il rimanente 30% ai rossi. La resa limitata a 75/90 quintali per ettaro, favorisce la qualità delle uve, come dimostra il contenuto di ogni bottiglia.
Espressione di una vinificazione totalmente in legno, con fermentazione in grandi botti di rovere, le uve di questo vino sono raccolte a mano eprovengono da tre appezzamenti circoscritti nel comune di Cividale del Friuli con ceppi piantati negli anni Ottanta: coltivati con grande attenzione alla sostenibilità, sono allevati a lotta integrata.


Secondo il rigore della tradizione friulana, il mosto ottenuto dalla pressatura soffice delle uve (e decantato staticamente a freddo), fermenta lentamente e affina a temperatura controllata sur lies con frequenti bâtonnages in botti grandi di rovere di Slavonia.
Il vino che ne risulta dopo un ultimo, giusto periodo di riposo e di affinamento in bottiglia è un Friuli Colli Orientali DOP che viene messo in commercio ad almeno un anno dalla vendemmia. Di un giallo paglierino con riflessi dorati, ha delle leggere sfumature ramate: intenso e fruttato, ha i sentori della polpa di pera e dell’albicocca matura oltre che dei fiori bianchi (mandorlo), che si integrano alla perfezione con gli aromi balsamici regalatigli dal rovere in cui è maturato. Al palato è denso e avvolgente, persistente, equilibrato e armonico, con un bel sorso sapido.
In tavola si presta al meglio con piatti a base di funghi, carni bianche (un coniglio alla cacciatora, per esempio), ma anche con salumi delicati, quali il culatello o il lonzino, e con formaggi cremosi, come il pannerone.
Si sposa molto bene anche con il pesce: io l’ho assaporato con un persico reale al forno ed è stato un matrimonio davvero ben riuscito.
Clara Ippolito