In principio erano la tazzulella con gli amici al bar e la moka di casa. Poi le cose sono cambiate con l’avvento delle cialde e delle capsule. Ma, sulle prime, presi dall’entusiasmo della novità, non si era pensato all’impatto ambientale che avrebbero potuto avere. In seguito, pian piano, le aziende più “virtuose” si sono poste il problema. Tra queste, per esempio, Mokador, da oltre cinquant’anni sinonimo di caffè di alta qualità, un brand
che di recente ha aggiunto un nuovo tassello alla gamma della propria produzione con DIVA, un sistema esclusivo a capsule pensato e studiato per salvaguardare la natura.
A questo scopo tutta la filiera è stata ideata per contenere al minimo l’impatto ambientale: dalla riduzione della quantità di plastica contenuta nelle capsule fino alla completa differenziabilità di tutte le componenti del sistema, dal cartone d’imballo al sacchetto fino alle componenti della capsula..

Per la realizzare tutto questo DIVA Mokador si è dotata di un nuovo impianto, conforme ai requisiti dell’Industria 4.0, che prevede il degasaggio in silos del caffè subito dopo la macinatura e l’uso di un film protettivo sulla capsula che costituisce una barriera capace di mantenere tutte le caratteristiche del caffè nel tempo: garanzia di un espresso con corpo e crema ai massimi valori sensoriali.
Quattro le tipologie: Brigitte (delicato e fruttato (un monorigine biologico), Sophia (una miscela di Arabica e Robusta dalla quale si ottiene un caffè aromatico e vellutato), Grace (decaffeinato, leggero e aromatico) e Marilyn (pieno e corposo).
Il sistema prevede, inoltre, due nuove macchine studiate per le esigenze della famiglia e del segmento OCS (Office Coffe Service): D1 e D2 realizzate al 100% in Italia, hanno un design originale, una tecnologia avanzata e una resa unica per ogni tazzina di caffè.
Clara Ippolito