VERDECA IGT VALLE D’ITRIA E PRIMITIVO ROSATO IGT PUGLIA. DUE VINI D’AUTORE FIRMATI INTINI

Il passo dall’olio al vino non è stato breve, anzi. Assai ponderato e cauto, come sempre, Pietro Intini, produttore di olio eccellente noto in tutto il mondo, nonché presidente della Fioi (Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti), ha infatti riflettuto e valutato ogni cosa.
Ha pensato alle vigne ereditate, frutto di un’antica tradizione di famiglia, al papà, Pietro senior, classe 1924, già produttore locale di vino oltre che di olio evo, ai tanti ricordi della raccolta dell’uva per la vinificazione.

Tempi passati, quando in cima al monte Sabotino, precisamente al numero 119, nel cuore del centro storico monumentale, Patrimonio Unesco di Alberobello, sorgeva la parte aziendale dedicata al vino; attività testimoniata dall’antichissima costruzione in pietra, oggi adibita a emporio aziendale olivicolo, laddove negli anni ’40 c’era il palmento, la vasca utilizzata per la fermentazione del mosto. Un’inebriante vicenda intima riportata alla luce, dopo il salto di una generazione, con la vendemmia 2021, che ha condotto Pietro (eletto dal Gambero Rosso al Vinitaly 2023 Olivicoltore dell’Anno) a produrre oltre che l’olio anche il vino.


Peraltro, quest’uomo che conosco e stimo da anni non smette mai di sorprendermi: pacato, sagace, acuto e sensibile com’è sempre stato, è riuscito ancora una volta con la tenacia e la dedizione che gli sono proprie a fare un qualcosa di speciale. Non un vino qualunque, ma un nettare ragguardevole, una sorta di tributo alle sue radici incarnate da una produzione limitata di bottiglie prodotte con uve provenienti da vigne famigliari situate in Valle d’Itria, un luogo dove allignano due tipici vitigni pugliesi della zona, la Verdeca e il Primitivo.
Il primo, un’uva a bacca bianca, il secondo a bacca rossa, vengono entrambi coltivati in terreni calcareo-argillosi su altitudini superiori ai 400 m s.l.m. con forti escursioni termiche tra giorno e notte. Grappoli vinificati in purezza, che esprimono nel bicchiere la veemente acidità, la gaia freschezza e la vivace sapidità della Verdeca IGT Valle d’Itria Intini che, dopo aver fatto acciaio a temperatura controllata, è stata vinificato a settembre 2021.

Uscita a luglio 2022, dopo quasi un anno, con 5 mesi di acciaio e 4 in bottiglia, è risultata perfetta sulle ostriche e su un carpaccio di polpo con cui l’ho degustata; piatti che hanno esaltato il profumo della frutta a polpa gialla, albicocca e pesche tabacchiere, ma anche i sentori di fiori bianchi carnosi, come di narciso e gelsomino. Il fatto di averlo bevuto volutamente non troppo freddo (credo fermamente che altrimenti nei bianchi si perda parte dello spettro aromatico), gli ha permesso di rivelare in bocca la sua audace sapidità, unita a un vago sentore di pepe bianco, con tanto di grafite e mineralità esibite orgogliosamente al gusto. Decisamente un vino di gran calibro, abbigliato elegantemente nella sua veste di vetro scuro impreziosita da un’etichetta, essenziale e distinta

Per parte sua il Primitivo Rosato IGT Puglia di Intini, ottenuto da uve che crescono sempre nel tipico terreno calcareo-argilloso della Puglia, si mostra di un bel rosa luminoso virante verso il corallo. Lavorate in purezza, le sue uve esprimono una grande struttura con un naso evocante fragoline di bosco, roselline selvatiche e violette, sensazioni che sul palato fanno il paio con la sua sapidità e una trama tannica setosa supportata da un’acidità contenuta. Di grande equilibrio, ha un sapore armonico e fresco, con un’ombra speziata in chiusura di sorso. Ideale se unito in matrimonio con antipasti a base di salumi e formaggi (sul mio caprino ha fatto una gran bella figura), ma anche con primi o secondi di pesce (mi è piaciuto assai con un magnifico tonno appena scottato), ha molto da dire pure con dei sughi di carni bianche. Davvero due vini d’autore che dimostrano come chi lavora sempre bene, non può che dar vita a dei piccoli gioielli.   

Clara Ippolito

https://oliointini.it/vini/

Credits Vini-Olio Intini

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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