
No, non è un errore di battitura, ma proprio il nome di una prosperosa fruit beer (5.4 gradi di alcol), nuova arrivata in casa Hibu. Messa in bottiglia da pochissimo, il nome non si ispira alla storpiatura della nota espressione dal significato non proprio edificante, ma al fatto che è così buona da piacere (non solo al fiuto) a Ettore, il cane del birrificio artigianale brianzolo di Burago di Molgora (provincia di Monza e della Brianza).
Non a caso proprio a lui si è rifatto il mastro illustratore Giuseppe Ferrario disegnando l’etichetta di questa birra di un ambrato profondo, dalla schiuma finemente compatta, che sa di tropici (di mango, appunto, d’altronde non poteva essere altrimenti), di agrumi che mettono pace tra amaro (28 ibu) e dolce, beverina che è una bellezza, specie ora che più che in Italia sembra di essere nel deserto del Sahara.
Il suo “autore”, Raimondo Cetani, la definisce “fugace” perché è una delle ricette create solo due mesi all’anno: in questo caso maggio e giugno, perciò dategli sotto che luglio è dietro l’angolo.
Secca, ma a primo acchito un po’ dolce (visto che sono stati aggiunti manghi a gogò), sul finale vira verso una gradevole sensazione di pulito, addirittura tendente all’amarognolo. Sorseggiatela con calma. Ma neanche tanta, sennò si scalda.
Info: www.birrificiohibu.it
Clara Ippolito