
Nel suo piccolo questo locale fa le cose in grande: le intenzioni, infatti, sono più che lodevoli, considerato che alla base del progetto c’è una gran voglia di diffondere la cultura del buon bere e del buon cibo. Il che tradotto in altri termini significa che, al Quadraro, storico quartiere romano dove Moggio Vineria ha appena aperto i battenti, trovate prodotti tipici di qualità, buona compagnia e tanta convivialità.
L’offerta enogastronomica è stata ben pensata e ponderata dai due soci, campani di nascita e amici d’infanzia, con l’intento di svelare alla clientela che approda in Via dei Quintili 51 l’anima e l’essenza di piccoli produttori virtuosi. E il nome che vuol dire, vi starete sicuramente chiedendo? Probabilmente, qualcuno che ha anziani parenti contadini, avrà già sentito usare la parola moggio, che in fin dei conti altro non è che un unità di misura agraria, usata un tempo appunto per la misurazione del grano.

Termine adottato in questa nuova location del gusto sempre con il significato di contenitore, ma di vino, di relazioni, di condivisione non solo della tavola bensì di tutto quello che c’è prima dell’apparecchiatura. Non a caso, per arricchire il loro Moggio, i due proprietari hanno tessuto una bella tela di rapporti con vignaioli, agricoltori, allevatori e casari di buona volontà. Gente, tanto per capirci, come Carmelina Colantuono molisana di Frosolone (Isernia) che produce un Caciocavallo Podolico da urlo, grazie al fatto che le sue vacche di razza podolica seguono ancora la via della transumanza verso il Gargano, lungo le antiche tracce dei tratturi; mirabolante formaggio cui fanno eco i taralli al finocchietto girati a mano dal Forno Ze’Peppa di Caposele (in provincia di Avellino), la Ventricina del Salumificio artigianale La Genuina (Campobasso ), insaccato già Presidio Slow Food, o la stravagante Mozzarella di Pecora dell’azienda I Casali del Pino (Roma).

Tutto questo e tanto altro ben di Dio è naturalmente accompagnato da una selezione di etichette di piccoli viticoltori che hanno trovato nel vino la loro ragione di vita. Bastino tre citazioni: dall’accattivante Fiano La Matta, rifermentato in bottiglia dell’azienda CaseBianche (in provincia di Salerno), al Verdicchio la Distesa, insolita espressione dell’eretico vignaiolo Corrado Dottori (Cupramontana, Ancona) fino all’austero Aglianico dal cuore rustico dell’azienda Musto Carmelitano (Maschito, Potenza). Peraltro, il bello è che ognuno di questi produttori ha un volto e una storia raccontata personalmente ai gourmet tra i tavoli di Moggio, con tanto di contorno di peculiarità dei territori di provenienza.
Clara Ippolito