
Cultrice della materia enoica, Lionella Genovese è una donna che vive il vino con tutta sé stessa. La passione nata in sordina, poi è diventata travolgente al punto da trasformarsi in un grande amore: che l’ha portata a girare in lungo e in largo la Penisola per saziare la sua sete di conoscenza del mondo di Bacco. Così ben presto arriva il suo primo evento: quel Rosati d’Italia 2014 tenutosi a Firenze, occasione in cui collabora con EnoClub. Fulminata sulla via della comunicazione del vino, da qui in avanti per lei sarà un susseguirsi di collaborazioni importanti, anche con noti personaggi del settore. In quest’intervista racconta la sua passione per la Barbera. Che, naturalmente, non poteva essere che femmina.
È una festa in onore della Barbera. Come e quando nasce l’idea di quest’evento?
Amo da sempre i vini piemontesi che, l’anno scorso durante un viaggio nella regione, ho avuto modo di conoscere ancor più da vicino. Era settembre, tempo di vendemmia, e vedere alcuni vignaioli all’opera per me è stato un vero privilegio, un’occasione che mi ha fatto scoprire la mia particolare predilizione per la Barbera. Un trasporto confermato in un successivo tour tra i Colli Piacentini: di qui l’idea di celebrarla come merita.
Chi ti ha supportato nella realizzazione della manifestazione?
L’Onav Veneto mi ha sostenuta nell’impresa, occupandosi dei laboratori didattici e consentendo anche la presenza di una giornalista enogastronomica come Piera Genta, che presiederà il convegno sul tema “Perché Barbera?”.

Qual è lo scopo che ti sei prefissa?
L’intento è quello di far conoscere la Barbera in Veneto, che reputo ad oggi un territorio tra i più ricettivi. Non sono di parte perché è la mia regione, ma semplicemente obiettiva, considerate le tante degustazioni in cui ho potuto riscontrare la grande attenzione delle persone verso il mondo enologico in generale. Il mio scopo, perciò, è quello di rendere note le sue varie interpretazioni.
La scelta della location.
Sono sempre alla ricerca di bei posti, di strutture che offrano spazi ampi adeguati a certe manifestazioni con tutti i comfort del caso (parcheggi, collegamenti e quant’altro). La Filanda Motta, nella fattispecie, ha un porticato molto bello e adatto alle degustazioni; e poi c’è un magnifico salone, un tempo usato per la filatura, dove si terrà prima il convegno e poi le varie attività.
Sin dal titolo – e poi con il programma – insisti molto sul genere femminile della Barbera. Perché?
I contadini piemontesi l’hanno sempre considerata femmina; io, per parte mia, a livello empatico la sento come tale. E credo di non essere la sola.
Diversi sono oggi gli stili produttivi della Barbera: due quelli fondamentali, il metodo tradizionale e quello più rivoluzionario del grande Giacomo Bologna. Quale preferisci?
Sono molto curiosa di natura e, quindi, ho bisogno sempre di conoscere i vari volti di un vino. Non è un caso, infatti, che all’evento ci siano circa quaranta aziende che ne propongono varie tipologie. Perciò, c’è davvero la possibilità di conoscerla a fondo.
La Barbera è femmina è alla sua prima edizione. Ne prevedi altre?
Mi piacerebbe molto sottoporre questo gran vino all’attenzione del pubblico di altre regioni. Vedremo se, come spero, sarà possibile. Di certo, me lo auguro di cuore.
Clara Ippolito