RISTORANTI D’ITALIA 2018 DEL GAMBERO ROSSO

La copertina dei Ristoranti d’Italia 2018 del Gambero Rosso
La copertina dei Ristoranti d’Italia 2018 del Gambero Rosso

Tecnologia, territorio e tradizione: queste le tre T su cui si è attestata la gastronomia nazionale negli ultimi tempi, lontani i voli pindarici di certe stagioni culinarie passate. A dimostrarlo l’istantanea che emerge dalla nuova edizione della guida Ristoranti D’Italia 2018 del Gambero Rosso, uno dei vademecum più autorevoli in materia di buona tavola che, come ogni anno, ha decretato il buono che c’è nel Bel Paese.
A fare la differenza nella cucina italiana oltre a un ritorno alle radici, sembrerebbe essere stato il peso crescente assunto dai social nelle scelte della gente che, grazie a questi mezzi superveloci, può informarsi e fare confronti in tempo reale tra i vari locali italiani. Cosa che ha portato i migliori esponenti del food made in Italy a fare quadrato per dimostrare ancor più il proprio valore.

Sapori concreti, ingredienti strettamente legati al territorio, un perfetto connubio tra concretezza contadina e tecnica sono stati, dunque, i parametri che hanno permesso di decretare le 38 Tre Forchette (nove in più rispetto al 2017) e i 25 Tre Gamberi. Al vertice della piramide il Reale di Niko Romito seguito a ruota da mostri sacri come l’Osteria Francescana di Massimo Bottura e la Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri Hilton di Heinz Beck, ma anche da Le Calandre e dal Don Alfonso 1890. Fra le new entry ci sono, tra gli altri, Agli Amici dal 1887, Enrico Bartolini Mudec Restaurant e D’O.
A fornire altre importanti informazioni ai gourmet le Tre Bottiglie, i Tre Boccali e i Tre Mappamondi, categorie che comprendono i “campioni” di wine-bar, birrerie e locali etnici. Tra i premi speciali, emerge la novità dell’anno Signore te ne ringrazi, nuova creatura di Michele Biagiola a Montecosaro, in provincia di Macerata.

Clara Ippolito

Credits: Gambero Rosso

 

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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