VECCHIE BOTTI PER UNA NUOVA ARTE

Botte d’autore
Botte d’autore

Quando si dice aguzzare l’ingegno. Questo è quel che ha fatto Massimo Pagliai, giovane toscano che si è industriato per riciclare le tante botti esauste rimaste inutilizzate nella sua patria, quella del Vino Nobile di Montepulciano. Cosa non da poco, anzi fondamentale, per la nascita della Tuscany Barrique Art, ovvero dell’arte in botte, una tecnica artistica che unisce vino, design e tecnologia, onorando la sostenibilità.
Non una novità assoluta ma sicuramente inedita nel borgo senese, patria della prima Docg d’Italia, che ora avrà le sue inebrianti opere d’arte realizzate a mano con una tecnica innovativa, progettata da Pagliai dopo aver girovagato un bel po’ per le aziende vitivinicole del territorio.
“Nella sala degustazione di una di queste cantine che visitavo per lavoro, vidi uno spaccato di barrique riciclato come tavolo, rifinito da una luce che la illuminava su un vetro usato a mo’ di appoggio”, spiega. Quell’effetto faceva risaltare il colore del vino rimasto impresso sul legno, facendone brillare i cristallini: fu la scintilla necessaria per svelargli che era l’oggetto simbolo del territorio.

Massimo Pagliai con una sua opera
Massimo Pagliai con una sua opera

Da qui la sperimentazione di varie tecniche di impressione su barrique, fino alla conclusione di imprimervi la propria arte con la tecnica della fresatura, ripulendo il color porpora lasciato dalla vinaccia e riportandolo a legno fino a realizzare immagini a contrasto, con tanto di colori e profumi inalterati, tipici delle botti usate. Luoghi, paesaggi, monumenti, simboli della Toscana e dell’Italia sono i soggetti protagonisti della Barrique Art, dalla collina di Vitaleta ai paesaggi con i cipressi, passando per la Vespa e altre icone italiane. Peraltro, nella botte della creatività di Massimo Pagliai sono in fermentazione ancora tanti altri progetti: a voi il compito di scoprirli (per esempio su Facebook BarriqueTuscanyArt)

 

Giordana Folengo

Credits: BarriqueTuscanyArt

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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