FETTUCCINE ALFREDO, FROM ROME WITH LOVE

Le Fettucine Alfredo e la copertina dell’omonimo libro
Le Fettucine Alfredo e la copertina dell’omonimo libro

Con tutte quelle foto attaccate alle pareti il ristorante Alfredo alla Scrofa sembra una specie di santuario del gusto: scatti decorativi, che fissano in una affollata galleria volti e sorrisi famosi, tutti travolti dall’insolito destino delle celeberrime Fettuccine Alfredo.

Un’opera d’arte commestibile firmata da Alfredo Di Lelio, che le preparò per la prima volta moltissimi anni fa per sua moglie, all’epoca un po’ delicata di stomaco; erano così sottili che ci si vedeva attraverso, ma sicuramente assai gustose perché le aveva insaporite con del burro delicato e tanto parmigiano. Sta di fatto che le fecero tornare l’appetito, anche se in fin dei conti si trattava di un piatto semplice, che nessuno avrebbe sospettato divenisse presto un emblema della tavola italiana nel mondo.

Veronica Salvatori e Mario Mozzetti del ristorante romano Alfredo alla Scrofa
Veronica Salvatori e Mario Mozzetti del ristorante romano Alfredo alla Scrofa

Di certo, per riuscire a diventare un cult del gusto dovevano essere proprio bbone, come si dice a Roma; peraltro, se è vero che il merito della riuscita del piatto va ad Alfredo, lo è altrettanto il fatto che la sua fama si deve agli appetiti di due innamorati celebri, Douglas Fairbanks e Mary Pickford. Coppia di star hollywoodiane degli anni Venti che durante il loro viaggio di nozze italiano ebbero la fortuna di assaggiare le cremose fettuccine di Alfredo. Fu amore alla prima forchettata, una passione che fece scattare al ritorno in patria il passaparola, incendiando l’immaginario collettivo americano, ammaliato dal ghiotto racconto dei due divi. Tanto che le loro entusiastiche parole sarebbero di lì a poco diventate virali.

Fin qui la storia delle fettuccine Alfredo, sorta di monumento al valore culinario: pasta fresca, ancora oggi tirata a mano, fina fina, condita con burro di alta qualità e Parmigiano Reggiano stagionato 24 mesi: pochi ma buoni ingredienti di una pietanza il cui segreto più intimo è la mantecatura, eseguita in diretta quotidianamente fra i tavoli del ristorante Alfredo alla Scrofa dal mantecatore, in carica da oltre quarant’anni; il quale, de visu, di fronte ai commensali, dirige l’insaporimento delle tagliatelle come fosse una sinfonia.

Il libro Fettucine Alfredo - Una vera storia d’amore
Il libro Fettucine Alfredo – Una vera storia d’amore

Gesti abili e attenti che commentano una storia di amorosi sensi – prima quelli di Alfredo e Ines, poi quella dei due attori freschi sposi – celebrata ogni 7 febbraio anche nella Capitale, gemellata per l’occasione con l’America nei festeggiamenti del National Fettuccine Alfredo Day. Giorno della memoria gastronomica dedicato a uno dei piatti italiani più amati nel mondo, che rivive tutti i giorni la sua favola grazie a Veronica Salvatori e Mario Mozzetti, eredi del ristorante ceduto da Alfredo ai loro bisnonni, abili imprenditori capaci di far assurgere agli onori della cronaca il locale negli anni della Dolce Vita.

Non risolta, ma ormai pacata, è la contesa intercorsa tra loro e il Vero Alfredo, locale aperto nel 1950, in Piazza Augusto Imperatore, da Di Lelio e da suo figlio Armando in seguito alla vendita del ristorante di via Della Scrofa. Scontata da parte di entrambi la rivendicazione della paternità della ricetta delle fettuccine, querelle che ha generato una fiorente letteratura in merito.

Ad ogni modo, spy story a parte, per festeggiare l’ultracentenario piatto, la casa editrice Agra ha pubblicato un libro intitolato Fettuccine Alfredo, una vera storia d’amore. Curato da Clementina Pipola (10,00 €), è in vendita in tutte le librerie, volendo anche in lingua inglese.

Clara Ippolito

www.alfredoallascrofa.com

Credits: Andrea Leone

 

 

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

One thought

  1. STORIA DI ALFREDO DI LELIO, CREATORE NEL 1908 NELLA SUA TRATTORIA DI PIAZZA ROSA (E NON IN VIA DELLA SCROFA) DELLE “FETTUCCINE ALL’ALFREDO” (“FETTUCCINE ALFREDO”), E DELLA SUA TRADIZIONE FAMILIARE PRESSO IL RISTORANTE “IL VERO ALFREDO” (“ALFREDO DI ROMA”) IN PIAZZA AUGUSTO IMPERATORE A ROMA

    Con riferimento al Vostro articolo ho il piacere di raccontarVi la storia di mio nonno Alfredo Di Lelio, inventore delle note “fettuccine all’Alfredo” (“Fettuccine Alfredo”).
    Alfredo Di Lelio, nato nel settembre del 1883 a Roma in Vicolo di Santa Maria in Trastevere, cominciò a lavorare fin da ragazzo nella piccola trattoria aperta da sua madre Angelina in Piazza Rosa, un piccolo slargo (scomparso intorno al 1910) che esisteva prima della costruzione della Galleria Colonna (ora Galleria Sordi).
    Il 1908 fu un anno indimenticabile per Alfredo Di Lelio: nacque, infatti, suo figlio Armando e videro contemporaneamente la luce in tale trattoria di Piazza Rosa le sue “fettuccine”, divenute poi famose in tutto il mondo. Questa trattoria è “the birthplace of fettuccine all’Alfredo” ( e non il locale di via della scrofa aperto nel 1914, come da contratto di affitto, firmato da mio nonno, che conservo gelosamente).
    Alfredo Di Lelio inventò le sue “fettuccine” per dare un ricostituente naturale, a base di burro e parmigiano, a sua moglie (e mia nonna) Ines, prostrata in seguito al parto del suo primogenito (mio padre Armando). Il piatto delle “fettuccine” fu un successo familiare prima ancora di diventare il piatto che rese noto e popolare Alfredo Di Lelio, personaggio con “i baffi all’Umberto” ed i calli alle mani a forza di mischiare le sue “fettuccine” davanti ai clienti sempre più numerosi.
    Nel 1914, a seguito della chiusura di detta trattoria per la scomparsa di Piazza Rosa dovuta alla costruzione della Galleria Colonna, Alfredo Di Lelio decise di trasferirsi in un locale in via della scrofa, ove aprì il suo primo ristorante che gestì fino al 1943, per poi cedere l’attività a terzi estranei alla sua famiglia.
    Ma l’assenza dalla scena gastronomica di Alfredo Di Lelio fu del tutto transitoria. Infatti nel 1950 riprese il controllo della sua tradizione familiare ed aprì, insieme al figlio Armando, il ristorante “Il Vero Alfredo” (noto all’estero anche come “Alfredo di Roma”) in Piazza Augusto Imperatore n.30 (cfr. il sito web di Il Vero Alfredo).
    Con l’avvio del nuovo ristorante Alfredo Di Lelio ottenne un forte successo di pubblico e di clienti negli anni della “dolce vita”. Successo, che, tuttora, richiama nel ristorante un flusso continuo di turisti da ogni parte del mondo per assaggiare le famose “fettuccine all’Alfredo” al doppio burro da me servite, con l’impegno di continuare nel tempo la tradizione familiare dei miei cari maestri, nonno Alfredo, mio padre Armando e mio fratello Alfredo. In particolare le fettuccine sono servite ai clienti con 2 “posate d’oro”: una forchetta ed un cucchiaio d’oro regalati nel 1927 ad Alfredo dai due noti attori americani M. Pickford e D. Fairbanks (in segno di gratitudine per l’ospitalità).
    Un aneddoto della vita di mio nonno. Alfredo fu un grande amico di Ettore Petrolini, che conobbe nei primi anni del 1900 in un incontro tra ragazzi del quartiere Trastevere (tra cui mio nonno) e ragazzi del Quartiere Monti (tra cui Petrolini). Fu proprio Petrolini che un giorno, già attore famoso, andando a trovare l’amico Alfredo, dopo averlo abbracciato, gli disse “Alfré adesso famme vede che sai fa”. Alfredo dopo essersi esibito nel suo tipico “show” che lo vedeva mischiare le fettuccine fumanti con le sue posate d’oro davanti ai clienti, si avvicinò al suo amico Ettore che commentò “meno male che non hai fatto l’attore perché posto per tutti e 2 non c’era” e consigliò ad Alfredo di tappezzare le pareti del ristorante con le sue foto insieme ai clienti più famosi. Anche ciò fa parte del cuore della bella tradizione di famiglia che continuo a rendere sempre viva con affetto ed entusiasmo.
    Desidero precisare che altri ristoranti “Alfredo” a Roma non appartengono e sono fuori dal mio brand di famiglia.
    Vi informo che il Ristorante “Il Vero Alfredo” è presente nell’Albo dei “Negozi Storici di Eccellenza” del Comune di Roma Capitale.
    Grata per la Vostra attenzione ed ospitalità nel Vostro interessante blog, cordiali saluti
    Ines Di Lelio

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