VINO MERAVIGLIOSO – CONDITUM PARADOXUM

L’etichetta del Conditum Paradoxum
L’etichetta del Conditum Paradoxum

Ricorda una formula magica, tipo quelle pronunciate solennemente da Harry Potter durante i suoi incantesimi. Invece, si tratta di una bevanda per la cui produzione è stato scomodato niente di meno che Marco Gavio Apicio, celebre gastronomo romano; a lui si sono, infatti, ispirati Fulvio Piccinino – esperto di storia del bere, di vermouth, cucina e bevande futuriste – e Federico Tomasselli, bar manager di Ercoli 1928, celebre locale capitolino del quartiere Parioli. Due assi della miscelazione italiana che con il Vino Meraviglioso – Conditum Paradoxum hanno attinto al passato più remoto per deliziare i palati contemporanei con una bevanda twenty for hours, adatta a tutte le ore, specialmente dopo i pasti, composta al 75% del nettare di Bacco e per il resto arricchita con cannella, pepe, datteri, zafferano, miele.
Apprezzata fin dal XV secolo, l’antica fama del Conditum Paradoxum è legata al suo gusto morbido e avvolgente, come racconta Tomasselli che lo ritiene “particolarmente versatile e perciò gustabile a 360°, ancor più perfetto dopo i pasti, data la sua parte vinosa leggermente chiarificata con il miele, il che dona dolcezza a un finale lungo e speziato”.

Ercoli 1928 Vino Meraviglioso – Conditum Paradoxum
Ercoli 1928 Vino Meraviglioso – Conditum Paradoxum

L’ingrediente vincente? Il confronto professionale e la collaborazione scaturita dall’incontro tra Piccinino e Tomasselli, binomio perfetto che ha riportato in auge una miscela meravigliosa e pregiata, la cui ricetta verrà svelata stasera alle 18.30 da Ercoli 1928, dove andranno in scena le bottiglie da mezzo litro del Vino MeravigliosoConditum Paradoxum (16° alcolici) prodotte dalla Distilleria Quaglia. Un appuntamento da non mancare.

Clara Ippolito

www.ercoli1928.com

Credits: Ercoli 1928

 

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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