
La Città Eterna ha finalmente visto riconosciuta la sua Doc, un atto storico ufficializzato dalla nascita del Consorzio Roma Doc, che ha tenuto di recente il primo Cda nominando Tullio Galassini presidente. Al suo fianco dieci consiglieri, tra cui Felice Mergè, Francesca Romana Cappelli, Marco Cerqua, Adelaide Cosmi e Cristiano D’Annibale.
“Al momento l’87% della filiera risulta iscritta al Consorzio”, ha affermato il neo presidente, che spera di raggiungere a breve il 100%, “perché la totale rappresentatività è quanto mai decisiva per valorizzare al massimo il prodotto”. Infatti, proprio il controllo completo della filiera è tra gli obiettivi principali del Consorzio, al momento composto da 24 associati – tra produttori e imbottigliatori – per complessivi 235 ettari e una produzione totale di 500mila bottiglie.
Di fondamentale importanza sono i progetti di comunicazione e promozione: non a caso tra i primi passi fatti dalla precedente Associazione Produttori Vino Doc Roma c’è stato l’avvio della comunicazione web, con il lancio del sito internet e delle attività social.

Tra le azioni a vantaggio dei produttori ci sono anche il cambio del disciplinare che ha permesso di introdurre la versione amabile e, soprattutto, l’obbligo dell’imbottigliamento nella sola provincia di Roma, il tutto strettamente legato alla certificazione della nuova DOC Roma. La cui zona di produzione comprende il territorio di diversi comuni della provincia capitolina e vitigni quali la Malvasia del Lazio o Puntinata, il Bellone, il Bombino bianco, il Trebbiano giallo e verde per i vini bianchi, ma anche il Montepulciano, il Cesanese di Affile, il Cesanese comune e il Sangiovese per i vini rossi. Sette le versioni possibili previste dal disciplinare: “bianco” e “rosso”, entrambi anche nella tipologia amabile; “rosso riserva”, “rosato”, “Romanella” spumante; “Malvasia del Lazio o Puntinata” e “Bellone”.
Giordana Folengo