100/100 PARKER PER IL GEWÜRZTRAMINER EPOKALE CANTINA TRAMIN

Wolfgang Klotz e Willi Stürz
Wolfgang Klotz e Willi Stürz

È la prima volta per un vino bianco italiano: il Gewürztraminer Epokale ha, infatti, meritato i 100 punti di Robert Parker Wine Advocate. ” È un risultato storico per Wolfgang Klotz, direttore commerciale della Cantina Tramin, un punteggio inedito per un vino non prodotto in Toscana o in Piemonte, bensì in Alto Adige”.
Robert Parker, come noto, è un’acclarata potenza nel mondo della critica enologica contemporanea, punto di riferimento per i mercati globali; il che rende felicissimo Willi Stürz, kellermeister di Cantina Tramin e padre di Epokale. Un nome che racchiude in sé un destino di grandezza partito da lontano, da quando cioè la realtà cooperativa di Termeno decise di esplorare le potenzialità di longevità del Gewürztraminer.

Confezione e bottiglia di Epokale
Confezione e bottiglia di Epokale

Precisamente a partire dalla vendemmia 2009, durante la quale vennero selezionati due tra i vigneti più vecchi nei dintorni del maso Nussbaumer. Annata in cui, a fine ottobre, furono raccolte le uve, poi pressate sofficemente per produrre un vino che riposò 8 mesi sui lieviti, prima di essere imbottigliato e portato, ad agosto 2010, nella miniera di Monteneve, in Val Ridanna, a oltre 2000 metri di quota. Stoccato al buio, a 4 chilometri dall’imbocco della galleria, a una profondità di 450 metri sotto la montagna, lì ha potuto godere per anni di una temperatura di 11° e un’umidità del 90% costante con una pressione atmosferica pari a quella esterna: condizioni ideali per un lento affinamento.
Epokale, classificato come Spätlese per il suo elevato residuo zuccherino, ha ripreso così uno stile che in Alto Adige era stato abbandonato da almeno un paio di secoli. “Poteva essere considerato un azzardo”, dice Stürz, “ma è meraviglioso che sia stato compreso e valutato così positivamente”.

Clara Ippolito

www.cantinatramin.it

Credits: Foto Cru

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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