SOUL VERMOUTH

Vermut, vermutte, ma anche vermouth in grafia francese e vèrmot in quella piemontese: questi i vari nomi di una bevanda alcolica per tanto tempo accantonata e quasi dimenticata. Immancabile nelle vetrinette di casa di una volta e nei bar frequentati da borghesi e uomini d’affari, è rimasta sopita tra gli “alcolici ricordi” per ritrovare oggi una giusta fama che l’ha fatta tornare protagonista, soprattutto nella miscelazione e non solo.

Un cocktail a base di Vermouth
Un cocktail a base di Vermouth

Come dimostra Soul Vermouth – Il piacere di scoprirlo in ogni sua forma, un libro scritto da Elena Maffioli per raccontare la vita di questa “bevanda” tutta italiana.
Quando e dove e nato? È un vino? Va bene anche in cucina? Queste sono solo alcune delle tante domande sul vermouth, alle quali l’autrice dà risposta in un viaggio curioso che parte dalle origini torinesi di fine ‘700, quando veniva bevuto nei salotti o prima di andare a teatro, fino al suo uso nella mixology, attraverso la rivisitazione dei cocktail di fama mondiale per mano di una barlady d’eccezione come Cinzia Ferro.
E quali sono gli accostamenti in fatto di piatti e ricette? In questo caso sono due brillanti chef come Francisco Javier Lisa e Salvatore Tilotta a dare golosi suggerimenti.
Diviso in 4 capitoli, il volume (pag. 128 – 15,00 € nelle librerie e online) raccoglie la storia del Vermouth dagli albori fino a oggi e spiega come berlo, servirlo o degustarlo. Non mancano una carrellata delle principali aziende produttrici e indicazioni sulle specifiche caratteristiche di ogni tipologia.
L’ultimo capitolo, inoltre, esamina i grandi cocktail come il Martini, l’Americano, il Boulevardier, il Manhattan e il Negroni per darne sfiziose varianti da accostare a golose ricette.

Clara Ippolito

www.trentaeditore.it

Credits: Trenta Editore

 

 

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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