
In principio, nel 2015, Il San Giorgio era un locale di Maccarese, piccolo borgo del litorale laziale. Andrea Viola, classe 1980, lo aveva aperto con sua moglie Noemi, intitolandolo al patrono del paese. Che, evidentemente, dato il successo ottenuto, è stato anche protettore dei fornelli di questo chef in odore di santità culinaria (formatosi alla scuola di Angelo Troiani e Giulio Terrinoni), di recente approdato nella Capitale per dar vita a nuova location nel cuore del quartiere Flaminio.
Al San Giorgio di Roma Andrea ha portato con sé tutto il patrimonio gastronomico della cucina di famiglia, i prodotti degli orti dei suoi genitori, frutta e verdura, ma anche i doni del mare, nonché tanta maestrìa e inventiva, virtù che non gli mancano di certo, così come la convinzione che fronzoli e sovrastrutture culinarie non servano e che invece contino la qualità del buon mangiare e di un servizio di livello gourmet dallo stile informale.
Cucina a vista, toni pastello negli interni, piatti come i Gaffi (pietanza a base di guance bovine) una rarità a Roma, le coscette di rana esaltate dal piatto Il Fosso che le propone arrosto oppure i molluschi gratinati nel piatto di benvenuto, il Bagnasciuga.

Capisaldi di un menu personalissimo che oscilla tra tradizione e modernità, fra terra e mare, tra ricette di casa, sperimentazione e ricerca, frutto dell’esperienza di una brigata giovane e affiatata: accanto al patron Matteo Trinti, classe ’98, pastry chef, Simone Bufacchi, sous chef, Noemi Apollonio, consorte dello chef in sala.

Questo il ritratto di un locale intrigante che offre ai gourmet capitolini pietanze particolari, tra cui il Risotto al pomodoro duemilasedici (dichiarazione d’amore verso le lunghe giornate estive durante le quali si preparava la conserva) e la Pasta e patate, omaggio ittico a un sapore d’antan, ricette che troverete domani e dopodomani online.
Clara Ippolito
Credits Il San Giorgio a Roma
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