ZIRU, L’ORO IN ANFORA DI ANTONELLA CORDA

Ziru Isola dei Nuraghi Igt 2017
Ziru Isola dei Nuraghi Igt 2017

Un vino in anfora è la prova provata della pazienza dei viticultori che sanno attendere. Nel caso della Cantina di Antonella Corda – una lunga tradizione vinicola tramandata di generazione in generazione – la passione è il motore di ogni cosa: un trasporto trasmesso dalla madre alla figlia e una grande dedizione alla terra ereditata dal padre. Prese le redini dell’azienda in mano nove anni fa, Antonella trasforma il passato in un grande progetto, dando vita a una boutique winery capace di produrre vini pregiati specchio del terroir di Serdiana.
Il nuovo nato della maison isolana si chiama Ziru, parola sarda arcaica indicante le giare in ceramica che servivano ai contadini per conservare l’olio oltre che il vino; appellativo di un Vermentino (Igt, Isola dei Nuraghi) frutto della vendemmia 2017: raccolta manuale, affinato in anfore di terracotta e prodotto in quantità molto limitata (solo 830 bottiglie). Un gioiello che Antonella presenterà in anteprima all’ormai imminente Vinitaly 2019, nell’area FIVI.

Le altre tre referenze della Cantina Antonella Corda
Le altre tre referenze della Cantina Antonella Corda

Quel che si assaggerà è un vino dorato, intenso e antico, plasmato dalle anfore e dalle pazienti macerazioni sulle bucce per una ventina di giorni oltre che da 24 mesi di affinamento; non filtrato per scelta, è opulento e profumato di fiori, con una spiccata mineralità e un tannino levigato dalla terracotta. Intrigante nettare che affianca gli altri tre vini prodotti dalla Cantina Corda – il Vermentino di Sardegna DOC, il Nuragus di Cagliari DOC e il Cannonau di Sardegna DOC – formando un vero e proprio poker d’assi.

Clara Ippolito

www.antonellacorda.it

Credits: Studio Cru

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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