CINQUEANNI, IL VALDOBBIADENE PROSECCO CHE SFIDA IL TEMPO

Paolo Bisol, proprietario della Cantina Ruggeri
Paolo Bisol, proprietario della Cantina Ruggeri

Riposa sui lieviti per un lustro, passando quattro anni nel seno protettivo dell’autoclave: è il Cinqueanni Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG della Cantina Ruggeri. Una sfida al tempo di un vino destinato a superare i limiti sensoriali del Prosecco conosciuto dai più: un prodotto unico, frutto di anni di ricerca e testimone dello spirito d’innovazione, cifra stilistica da sempre della casa vinicola.
Presentata da poco, l’annata 2014 del Cinqueanni è figlia di una vendemmia sui generis e di uve che vengono dalla piccola parcella di un vigneto centenario: la prima fermentazione è avvenuta sotto l’egida dell’enologo Fabio Roversi, per poi passare all’autoclave nella primavera 2015; con la presa di spuma, è iniziato il periodo dell’attesa culminato con l’imbottigliamento avvenuto a marzo di quest’anno.
Di certo un “progetto audace e ben pensato”, come dice Paolo Bisol, figlio del fondatore della cantina Ruggeri e ideatore di questo vino, molto orgoglioso del risultato che ha ricompensato in pieno l’attesa.

Bottiglia del Cinqueanni Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG
Bottiglia del Cinqueanni Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG

Infatti, il Cinqueanni è un nettare di grande carattere, finezza e tensione, che all’assaggio dimostra di essere un fuoriclasse, con il suo perlage brioso, un bouquet fruttato di pesca bianca e sentori floreali di acacia dolce, con note delicatissime di fiori di magnolia. Asciutto e fresco al palato, ricorda la mandorla dolce con una leggera nota di cedro. Disponibile dal prossimo luglio in limited edition (solo 4.500 bottiglie), è un vero gioiello inebriante racchiuso in un prezioso astuccio.

Clara Ippolito

www.ruggeri.it

Credits: Ruggeri

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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