Ernesto Di Renzo, antropologo all’Università di Roma Tor Vergata, dove ricerca e approfondisce i significati culturali che l’uomo costruisce al cibo e agli infiniti modi in cui decide di mangiarlo, ha scritto A proposito del gusto (Editrice Cinquesensi, in libreria e online); un volume di oltre centocinquanta pagine in cui si pone – e ci pone – una serie di domande sui modi di mangiare in Italia e nel mondo, proponendo al lettore un curioso viaggio in 50 tappe. Le varie vie di quest’itinerario onnivoro percorrono i molteplici modi in cui le persone si rapportano agli alimenti e alle pratiche del loro consumo: talvolta originali e, in alcuni casi, addirittura pericolose, rivelano sempre quanto i gusti siano diversi nelle varie epoche storiche e alle differenti latitudini geografiche del pianeta.


“I gusti e i modi del mangiare non hanno a che vedere solo con la lingua, le papille fungiformi, il trigemino, l’ippocampo, la corteccia orbito-frontale o, naturalmente, con la fame”, dice Di Renzo. “Difatti, se così fosse, mangeremmo tutti quanti le stesse identiche cose; al contrario, la questione attiene soprattutto ai significati culturali e ai valori immateriali che gli uomini attribuiscono al cibo, ai piatti e agli stili di assunzione degli alimenti”, spiega l’autore.
Ad ogni modo, comunque la pensiate, in queste pagine troverete le risposte ai quesiti più strani: se vi siete mai chiesti, per esempio, perché gli Islandesi nutrono una passione smodata per la carne putrefatta dello squalo-elefante, mentre i Giapponesi considerano una leccornìa il fogu, il pesce-palla la cui costosissima degustazione sotto forma di sashimi produce ogni anno una casistica non trascurabile di morti, questa lettura vi svelerà l’arcano insieme a tante altre curiosità, confermando il celebre detto De gustibus non disputandum est.
Clara Ippolito