DIVINO CIOCCOLATO

Per chiudere con dolcezza queste feste così particolari, quel che ci vuole sono le delizie di Divino. Una cioccolateria “bean to bar” che trasforma artigianalmente le fave di cacao provenienti dall’America in una squisita cioccolata aromatica, seguendo rigorosi procedimenti.
L’ispirazione parte dalla terra degli Atzechi e dei Maya per arrivare nella pianura pontina, ad Aprilia (Latina), dove nasce quest’azienda cioccolatiera che omaggia, nel nome e nei prodotti che crea, l’amatissimo cibo degli dei.
Tutto inizia quasi un anno fa, quando Valerio Esposito, maestro gelatiere di fama nazionale, affiancato dalla sua compagna Jennifer Boero, decidono di creare un luogo in cui raccontare la “loro” storia del cioccolato.

Una delle delizie di Divino

Valerio non è nuovo al mondo del cacao, applicato però all’arte gelatiera, essendo il fondatore e la colonna portante di Tonka, rinomata gelateria di Aprilia: una strada percorsa fin da giovanissimo – insieme al papà Umberto e alla mamma Anna, entrambi pasticceri – che lo ha portato ai vertici del gelato di alta qualità italiano. Ma tornando al cioccolato, l’interesse della coppia nei confronti della preziosa fava di cacao, porta i due ragazzi a visitare, già nel 2018, le piantagioni colombiane della regione di Huila, al seguito di un esperto selezionatore italiano di cacao: Andrea Mecozzi: un viaggio attraverso il Sud America, che approfondisce la conoscenza delle tecniche di coltivazione, di maturazione e di raccolta del cacao. Al loro ritorno, capiscono che è il momento di realizzare un luogo che parli un’unica lingua, quella dell’eccellenza assoluta, un locus geni dove trovare le giuste alchimie e creare una cioccolata “divina”.

Valerio Esposito e Jennifer Boero

Così, nel 2019, aprono ad Aprilia un laboratorio di cioccolateria, continuando a sperimentare, fino a fondare “Divino – Il cioccolato degli dei”. Le fave di cacao che lavora Divino arrivano da ogni parte del mondo e solo in sacchi di juta (non nella plastica da cui assorbirebbero odori), in una costante ricerca di qualità della materia prima e di eticità nella conduzione del lavoro delle piantagioni. “Abbiamo deciso di scegliere diverse monorigine provenienti da differenti nazioni, perché abbiamo immediatamente compreso come ognuna avrebbe donato caratteristiche uniche al prodotto finale”, precisa Valerio. Dalla Colombia provengono, infatti, due tipologie dai sentori delicati, burrosi, floreali e fruttati, in cui si percepiscono tra gli aromi la pesca e il lampone, mentre dal Venezuela arriva un cacao pregiatissimo, tra i migliori al mondo: il criollo, che ha fave più aromatiche rispetto alle altre.

Tavoletta di cioccolato monorigine su letto di fave di cacao
Tavoletta di cioccolato monorigine su letto di fave di cacao

Scelti, insieme ad altri per far capire al consumatore quanto sia complesso e variegato il mondo del cacao a seconda della provenienza, del tipo di lavorazione, delle tecniche usate per temperarlo.
Insomma, si tratta di un mondo meraviglioso le cui chiavi d’accesso sono nelle mani di due sacerdoti di un cioccolato etico, perché le fave crescono in Paesi poveri per cui è molto importante sostenere quelle piantagioni dove i contadini non vengono sfruttati ma ricevono il giusto compenso.
“Sono coltivazioni non intensive, spesso in regime agroforestale, capaci di garantire un tipo di fava monorigine che vive in un ambiente più naturale”, chiarisce Valerio che, con Jennifer, si occupa di fasi della lavorazione differenti.
La linea firmata “Divino” comprende molti differenti prodotti, dalle tavolette monorigine alla pralineria, dalle creme spalmabili (nelle varianti al cacao monorigine del Perù e nocciola delle Langhe, al pistacchio e alla nocciola), fino ai cremini a forma di noce, di arachide e di lampone, ai Tartufi e agli snack golosi. Insomma, non manca proprio niente.

Clara Ippolito

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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