PURO. L’ORO VERDE DI TENUTE MICHELINI

Nome non poteva essere più adatto a descrivere un olio extravergine di oliva ottenuto della cultivar Canino in purezza: una varietà di pianta dalla ricca chioma risalente al tempo degli Etruschi, conosciuta sia per la facilità di adattamento al terreno sia per la sua elevata fecondità. Prodotto a Viterbo, Puro è il fiore all’occhiello delle Tenute Michelini, un’azienda agricola biologica certificata che ha alle spalle una storia familiare lunga tre generazioni, agricoltori ma anche gestori di altre attività, come quella vivaistica fondata negli anni Cinquanta.

La sede di Tenute Michelini
La sede di Tenute Michelini

Un’eredità importante che Giulio Michelini, giovane e intraprendente imprenditore, ha raccolto qualche anno fa da suo padre Leonardo (già presidente della Coldiretti di Viterbo per oltre un decennio ed ex sindaco di Viterbo); ricevuto il testimone di una cultura della terra e di una sapienza olivicola, Giulio ha saputo arricchire questo patrimonio con una grande dedizione, corredata di un’adeguata formazione professionale (l’intervista sarà online mercoledì).

Una bottiglia di Puro Tenute Michelini
Una bottiglia di Puro Tenute Michelini

Oggi nei dieci ettari di proprietà ci sono 3000 ulivi coltivati in maniera eco-compatibile, alberi che producono cultivar come Leccino, Frantoio, Canino e Maurino: due di questi oliveti comprendono sia piante pluridecennali sia più giovani e una decina di piante secolari di Canino, già presenti quando la famiglia Michelini rilevò i terreni negli anni Ottanta.
Canino 100%, custodito in un’elegante bottiglia scura, Puro appare di un verde profondo, rifulgente di accennate nuances dorate; profumato di drupe fresche, cardo selvatico, basilico e pomodoro verde, in bocca ha una piccantezza baldanzosa, cui fa eco una sensazione di amaro contenuta ma incisiva.
Il suo sapore audace ha una decisa persistenza, caratteristica che invita a nozze i legumi e le carni rosse; adatto a condire cibi sia crudi sia cotti, la sua opulenza ha arricchito la mia Zuppa di ceci con finocchietto selvatico così come il Filetto di manzo in crosta che è seguito. Due bruschette e un’insalata di puntarelle (cicoria catalogna) sono stati i compagni di questi due piatti, impreziositi da tutta la generosa vitalità di un extravergine vibrante, che regala al palato caleidoscopiche emozioni.

Clara Ippolito


tenutemichelini.it

instagram: @tenutemichelini

Credits Antonio Cavalieri

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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