COLOMBA EVOLUTION DI CLAUDIO GATTI

Leggende sulle sue origini a parte, l’idea di produrre la colomba pasquale venne a Dino Villani, direttore pubblicitario della milanese Motta, che negli anni Trenta volle sfruttare la stessa pasta e i macchinari usati per il panettone natalizio. La ricetta di questo dolce poi venne ripresa da Angelo Vergani che, nel 1944, fondò l’omonima azienda meneghina, ancora oggi produttrice di colombe.

Da allora il delizioso cult pasquale si è diffuso sulle nostre tavole, affiancato dalle varie versioni dedicate di lievitati tipici regionali: l’impasto originale – a base di farina, burro, uova, zucchero e buccia d’arancia candita, con una ricca glassatura alle mandorle – ha successivamente assunto varie forme e varianti, tanto che oggi per colomba “innovativa” si intende quella che contiene elementi che la differenziano da quella classica.
In quest’ottica nel panorama della Pasqua 2021 si distingue la Colomba Evolution, creazione di Claudio Gatti, Presidente dell’Accademia dei Maestri del Lievito Madre e del Panettone Italiano, che è riuscito a concentrare in un unico lievitato tutta la sua esperienza e ricerca, ottenendo un prodotto buono sia per la salute sia per il palato.
Nella sua Pasticceria Tabiano ha, infatti, realizzato, in edizione limitata, un capolavoro del gusto, usando un blend di farine (di grani antichi e biologici, provenienti dalle coltivazioni della Food Valley di Parma), arricchito di zuccheri integrali naturali, burro e uova, tutti bio; all’interno alcuni semi, di zucca, papavero, lino e girasole, in parte anche decorticati per sostituire la tradizionale copertura di mandorle zuccherate esterne. Golosissima la presenza di cioccolato bianco biologico aromatizzato alla vaniglia nell’impasto, lievitato 36 ore, povero di grassi (solo l’11%), privo di coloranti e conservanti; ricco, quindi, solo di salute, leggerezza e gusto.

Clara Ippolito

www.pasticceriatabiano.it

Credits Pasticceria Tabiano

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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