LA TUNELLA, ECCELLENZA E UNICITÀ

Si chiama Tunella dal 2002, anno in cui il toponimo di un casale incastonato fra prati e vigneti vicino all’azienda prende il posto del nome di Livio Zorzettig, papà di Marco e Massimo che, insieme alla mamma Gabriella, hanno scritto il resto di una storia vinicola iniziata negli anni Sessanta. Da allora le più consolidate tradizioni dei Colli Orientali del Friuli – fascia collinare che circonda la città di Udine – si sono fuse con l’innovazione generando un presente e un futuro di eccellenza, qualità e unicità, espresso nel motto “fare meno per fare meglio”. Filosofia in virtù della quale la resa per ettaro è limitata a 75 quintali, cosa che favorisce il pregio delle uve tutelate anche da un metodo di difesa a basso impatto ambientale applicato a tutti i possedimenti che si estendono tra i comuni di Cividale del Friuli, Premariacco, Manzano e Corno di Rosazzo.

Complessivamente settanta ettari di terra (fatta di marne e arenarie di origine eocenica, in friulano “ponca”), con circa cinquemila viti per ettaro a comporre vigneti che si trovano tutti nella zona denominata Friuli Colli Orientali; terroir d’elezione per bianchi eleganti di grande preziosità (rappresentante il 70% delle vigne aziendali), ma anche di eccellenti rossi (che coprono il restante 30%), proporzione che rispecchia appieno la tradizione di questa zona.
Il microclima favorevole è l’ultimo tassello che dà vita a una collezione di referenze dai classici agli autoctoni, dagli uvaggi ai passiti e ai cru monovitigni – frutto di un’attenta valorizzazione di ceppi locali pregiati piantati oltre quarant’anni fa. Come nel caso dei tre bianchi, i cru Colmatìss Sauvignon, Coldebliss Ribolla Gialla e Colbajè Pinot Grigio, prezioso risultato di una lunga ricerca fatta in vigna e trasposta in cantina a rappresentare la memoria ‘attiva’ delle tradizioni, il principio guida della Tunella.

E proprio di due dei gioielli enologici pluripremiati di quest’azienda vinicola, vengo a dire, nella fattispecie del Coldebliss (21,00 €) e del Biancosesto (22,50 €), entrambi 2020. Nel primo (frutto di sole uve di Ribolla Gialla, coltivate in un appezzamento esclusivo, sottoposte a macerazione sulle bucce, poi sofficemente pressate) la lenta fermentazione e l’affinamento “sur lies”, con frequenti batonnage in botti grandi di rovere di Slavonia, sortiscono un vino di grande personalità, godibile dopo un anno almeno dalla vendemmia. Il bel giallo paglierino con sfumature oro-verdi di cui si veste, i voluttuosi profumi di frutta, ananas ma anche pesca succosa, uniti ai vaghi sentori di agrumi, ne fanno un vero fuoriclasse. Fresco ed equilibrato, con una elegante mineralità, diventa assai loquace se lo si unisce in matrimonio, come ho fatto io, con una Vellutata di zucca e dei Filetti di Orata al forno in agrodolce, benché abbia molto da dire anche come aperitivo, insieme a formaggi freschi e salumi affumicati.

Con questa chicca della tavola fa il paio il Biancosesto, celebrata etichetta il cui uvaggio è composto dai migliori grappoli di Friulano e Ribolla Gialla provenienti da un singolo vigneto; le uve brevemente macerate a freddo, fermentate e affinate “sur lies”, con frequenti “bâtonnages” in botti grandi di rovere di Slavonia, dopo un giusto affinamento in bottiglia e un opportuno riposo (non meno di 12 mesi) lo rendono un vino fuori del comune. A guardarlo nel bicchiere appare di un giallo splendente, con qualche guizzo virante verso il verde chiaro, netti i profumi di vaniglia misti a rimandi di fiori bianchi carnosi, corredati di vivide note fruttate. Delicato ma pieno, snello e sapido insieme, si prolunga sul palato riconducendo alle peculiartà dei suoi vitigni, soprattutto la leggera mandorla del Friulano e la fresca vena della Ribolla. Ha personalità da vendere e si presta a essere goduto a tutto pasto o abbinato a primi piatti quali delle Tagliatelle ai funghi porcini o delle Linguine con burrata e gamberi rossi (con cui l’ho bevuto), pietanze seguite a ruota da una Palamita al cartoccio con pomodorini. Un’accoppiata veramente da urlo.

Clara Ippolito

www.tunella.it

Credits La Tunella

Autore: dicoppaedicoltello

È tutta colpa del Galateo di Giovanni della Casa, se poi sono diventata una giornalista enogastronomica. Quella tesi di laurea, infatti, mi fece da apripista. Mettiamoci pure, poi, che ho scritto parecchio sul linguaggio della tavola per la Treccani, che ho lavorato per il glorioso Paese Sera, per il Gambero Rosso, Horeca Magazine, Saporie.com, Julienne ed Excellence Magazine. E per non farmi mancare nulla sono stata anche caporedattore di Gusto Magazine e poi direttore di Torte. Insomma, per non farla troppo lunga è un po’ di tempo che parlo di cibo e di vino: da quattro anni anche sulle pagine del magazine italo-tedesco Buongiorno Italia e ora sul mio sito DiCoppa&DiColtello.

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